Storia della famiglia Caterini di Castel di Mirto

Ricerca effettuata nell’Archivio di Stato di Avellino, fondo di stato Civile e fondo Notarile inerente il comune di Guardia  Lombardi.

La famiglia Caterini non era, tuttavia, originaria del Comune di Guardia Lombardi (AV) ma originaria da Casata greco albanese giunta in Italia meridionale per sfuggire alle persecuzioni ottomane.

Il primo membro a stabilirsi in Guardia fu Giuseppe alla fine del 1700 proveniente da San Marco in Lamis, centro di rilievo a 550 metri di altitudine posto in Capitanata, oggi provincia di Foggia all’interno del territorio del Parco Nazionale del Gargano.

Sia Giuseppe che suo padre Libero erano nati nel comune di San Marco in Lamis, madre di Giuseppe era Anastasia Nardella, nata circa nel 1765 figlia di Michele Antonio e sorella di Felice Nardella.

Le due famiglie Nardella e Caterini ( che all’epoca era Catarina ) si fusero in comunione di interessi creando un’importante attività commerciale.

I Nardella- Caterini erano considerati fondachieri cioè proprietari di un fondaco dove a seconda delle disposizioni locali, veniva immagazzinata la merce o anche venduta direttamente, per lo più si trattava di spezie e droghe ma in particolari zone anche di frutta e in specie arance; tale attività poteva essere svolta solo con autorizzazione ottenuta con Regio Decreto.

Il 4 Ottobre del 1800 ( come si legge nell’atto di matrimonio di Giuseppe Michele Antonio ) morì Libero quando ancora Giuseppe Michele Antonio non aveva quattro anni.

In quell’anno Felice Nardella decise di allargare l’attività commerciale stabilendosi a Guardia Lombardi portando con sé il nipote Giuseppe Michele Antonio in accordo con la madre Anastasia che rimase in San Marco in Lamis.

Nell’anno 1812 sia lo zio che il nipote erano stabilmente residenti in loco e in quell’anno Felice acquistò due locali soprani ed uno sottano nel centro del paese per la rilevante cifra di 228 Lire.

Tali ambienti sarebbero chiaramente serviti come luogo di smercio e di magazzino delle merci, verosimilmente arance, visto che il Nardella verrà poi sempre citato come zagarellaro ( ancor oggi in dialetto napoletano uno dei termini usati per indicare il merciaio è appunto zagarellaro), con addetto al magazzino il giovane Giuseppe Michele Antonio che nel 1815 viene indicato come fondachiere, addetto dunque al fondaco.

Entrambi tenevano commercio al minuto con banco e regolare licenza, abitando in “ Strada Pianella “ ovvero presso il centro vero e proprio del paese di Guardia.

Giuseppe Michele Antonio prestissimo si innamorò della giovanissima Nicolina Maricundo che sposò nel 1815, lui 19 anni e lei 16 anni.

Poco prima del matrimonio fu stipulato il contratto nuziale con la madre di Nicolina, Concetta Siconolfi, essendo premorto il padre, Michelangelo Maricundo.

Il matrimonio non aveva necessità di particolare accelerazione ( il primo figlio nacque solo nel 1818) , per cui i motivi di eventuale contrarietà rischiarono di far fallire immediatamente l’unione.

Nel contratto nuziale il Notaio fu costretto a specificare che mancando una certa clausola sarebbe mancato lo stesso matrimonio.

La clausola era che Felice Nardella dichiarasse propri eredi Giuseppe Michele Antonio e Nicolina, futuri sposi, e ciò anche in caso di eventuali figli di secondo letto.

Dal canto suo Concetta Siconolfi assicurava la bella dote di 200 ducati d’argento da versare in quattro anni ponendo a garanzia alcune proprietà immobiliari insieme con altri beni mobili per un valore complessivo di 150 ducati.

Bisogna notare che la famiglia di Concetta Siconolfi era saldamente inserita nel gruppo dirigenziale ed aristocratico del paese di Guardia e, proprio in quegli anni, un Siconolfi era Sindaco del paese, e , quindi, era scontata una certa diffidenza della famiglia della futura sposa nei confronti di un nuovo venuto, orfano di padre e , al tempo, solo dipendente dello zio.

Una volta sposatosi con Nicolina, Giuseppe Michele Antonio si trasferì nel centro vero e proprio di Guardia, in “ Strada sulla Piazza “ ed iniziò a salire di grado all’interno dell’impresa di famiglia e nel 1818 lo vediamo indicato non più come fondachiere bensì come negoziante. Nello stesso anno il 16 Settembre, morì Felice Nardella all’età di 58 anni, lasciando Giuseppe Michele Antonio erede dei propri beni cosi come scritto nel contratto nuziale di tre anni prima.

Da quella data in poi Giuseppe Michele Antonio , in tutti i documenti ufficiali, viene indicato come “ possidente “.

La giovane coppia ebbe numerosi figli , in parte registrati come  Catarina, in  parte come Catarini e in parte registrati come Caterini.

In particolare l’ultimo figlio Vito, da cui in linea diretta discende l'attuale  Capo della Casata il Principe  Don Vito Caterini di Castel di Mirto , principe regnante sul Principato di Castel di Mirto,  nacque a Guardia  Lombardi nel 1840 , registrato come Vito Caterini sposatosi in Guardia con Filomena Ricciardi.

Lo stato Civile di Guardia Lombardi è lacunoso per i matrimoni compresi fra il 1861 e il 1865 , mancando completamente le annate del 1861 e 1864.

Giuseppe Michele Antonio, Magnifico Possidente, continuò a firmarsi Catarini.

 

La parrocchia della SS Annunziata in San Marco in Lamis non possiede alcun riferimento precedente al 1804 per i defunti e precedente al 1800 per i battezzati.

 

La Casata Caterini di Castel di Mirto è presente nella XXXII e nella XXXIII edizione dell'Annuario della Nobiltà Italiana, parte IV, famiglie con riconosciuta Nobiltà Generosa.

 

Chiesa di San Ciro (Avellino) dipinto eseguito dall'Ing. Ennio Valentino , cognato di S.A.S. Don Vito.

Alla destra di Nostro Signore Lissella e fra le braccia di Nostro Signore Silvana , sorelle di S.A.S.

In basso , seduto,  Luca e in alto, a destra Sergio  fratelli dell'autore  del dipinto.

In basso a destra Andrea Troncone cugino di S.A.S.